Regione Piemonte - Città Metropolitana di Torino

Dicerie e Pettegolezzi

Un prete birichino
Il teologo don Lorenzo Chicco, nel 1870 maestro della scuola di Corbiglia, era un personaggio irrequieto, che entrò più volte in conflitto con i rostesi. Per cominciare, quando il Comune di Rosta lo invitò nel 1873 ad abbandonare la casa di proprietà comunale in borgata Corbiglia, dove don Chicco si era insediato, egli si rifiutò di sgomberare. Ma questo non fu che l’inizio. Nelle elezioni amministrative del luglio 1873 Lorenzo Chicco decise di farsi eleggere consigliere: ci si immagini che entusiasmo per i rostesi, che infatti gli intentarono causa e lo allontanarono dall’Amministrazione. Del resto, da un documento di alcuni anni dopo possiamo intuire che i rancori verso don Chicco erano più che giustificati. Nel 1878 infatti il Consiglio comunale rivendicò alcuni oggetti sacri appartenenti alla cappella di Corbiglia: provate a indovinare chi li aveva sottratti? Proprio lui, don Chicco! Raggiunto il colmo dell’esasperazione gli furono negate le chiavi della cappella derubata, nonché il permesso di potervi celebrare la messa. Da questo momento in poi si perdono le tracce di don Chicco: forse dopo aver dato del filo da torcere al Comune di Rosta, pensò bene di dirigere i propri passi altrove.

Pergamena con firma autografa di Anna D'OrlèansIl documento più antico
I documenti più antichi conservati nell’archivio storico di Rosta … non sono di Rosta. Si tratta infatti di violenti atti di lite tra diversi Comuni (perché anche i Comuni litigano, non solo le persone) che si contendono un territorio: quello di Rosta, quando essa è ancora una semplice frazione di Rivoli.
A partite dal 1652 Rivoli, Buttigliera e Villarbasse tentano di strapparsi reciprocamente ogni lembo di terra, ogni pezza di prato, ogni albero del bosco di cui sia possibile appropriarsi.
Ma sappiamo come andrà a finire: Rosta lascerà tutti con un palmo di naso, costituendosi essa stessa in Comune autonomo.
Nei secoli successivi non sono mancati i tentativi di inglobare Rosta sotto altri Comuni, ma Rosta ne è uscita sempre vittoriosa, confermando a più riprese la sua forte inclinazione autonoma e indipendente.

Lettere anonime
Le cattive abitudini non muoiono mai. E la fame e l’ignoranza non sono certo buone consigliere. Un bel giorno (non ci è dato di sapete quale con esattezza, ma supponiamo nel dopoguerra) il segretario comunale riceve una lettera in cui un delatore accusa tutti i contadini del paese – nientemeno – di ogni sorta di mascalzonata. Con un impervio italiano egli scrive che mentre nel paese non c’è più pasta “questi villani di contadini mangiano a 4 ganasce pane con farina 00, tagliatelle all’ovo e cambiano i cereali con ogni sorta di prodotti alimentari rarefatti (!) . ..e sopra mercato ogni sorta anche di ghiottonerie”. Enunciate numerose lamentele gastronomiche, il nostro passa ad esporre un piano programmatico da cui traiamo i punti salienti:

  • “Verificare le stalle e obbligare i contadini a versare il latte quel tanto per ogni vacca senza scuse o cavilli”
  • “Pane integrale per tutti anche a questa rustica progenie”
  • “Scovare il grano occultato nascosto entro damigiane e sotterrato”
  • “Nominare una commissione, fare presto prima che sia troppo tardi”
  • “Eliminare le persone disoneste”

Chi è l’autore? Un anonimo naturalmente.

L’azzeccagarbugli
Ma c’è anche chi firma le proprie missive. Giuseppe Casalegno, originario di Torino, si trasferisce a Rosta e da allora i rostesi non hanno più requie. Per lamentarsi di due ragazzine che attingono acqua al pozzo, invia una lunga lettera al podestà, e vediamo cosa scrive: ” Vi sono persone che, per attingere un secchio, cosa che richiede un massimo di tre minuti e mettiamone pur sei, anche otto, sono capaci, raccontando storie e pettegolezzi, di tenere il pozzo impegnato per venti minuti ed anche mezz’ora. L’abuso è giunto a tanto, che il pozzo e diventato il luogo di convegno di certe ragazze, che si danno la posta pei loro sfoghi chiacchierini’ . Come se non bastasse fa il nome delle due poverine come se si trattasse di due pregiudicate “Raimondo Maria fu Francesco e Ferrerò Teresina di Ferdinando (anni 16-17)” ; e qual è la loro colpa ? Secondo colui “le due citate erano là, il secchio giù nel pozzo e, l’una appoggiata all’apertura, l’altra alla manovella, si facevano con tutto comodo le loro confidenze”.
A questo punto ci immaginiamo che il personaggio in questione debba essere un uomo serio, posato e tutto d’un pezzo. E invece ecco cosa dicono di lui i Carabinieri: “dal suo arrivo nel comune di Rosta Casalegno Giuseppe incominciò a esplicare la sua attività di intromettitore, di sensale, tra quelle popolazioni agrìcole aizzandole le une contro le altre in maniera da far rimanere parecchie famiglie in lunghe e disastrose liti civili, perché i contendenti oltre a spendere continuamente, devono perdere un’infinità di giornate lavorative, per recarsi ad assistere le loro cause a Torino’. Viene citata come esempio la causa Bergallo – Perello, nella quale i contendenti, entrambi di Villarbasse “per pochi metri di terreno del valore di £. 300 circa, litigano da 12 anni con spesa ammontante a £. 20.000″‘. L’uomo viene infine descritto dal maresciallo, che così lo definisce: “in una parola egli è l’avvocato azzeccagarbugli della regione e quei poveri contadini ricorrono a lui per consigli ed altro, e sebbene asserisca che non si fa dare danaro di sorta, pure percepisce laute mance… E perché cessi per sempre nella sua attività di istigatore si propone che venga diffidato ‘.
Speriamo che le due fanciulle abbiamo continuato a chiacchierare considerando trascurabile l’esistenza di una persona cosi grottesca…